S.P.E.S.
Quarant’anni di edizioni scelte. In ricordo di Paola Barocchi
«Le finestre, tutte con opportuna inferriata, affacciano sul lungarno Guicciardini, uno dei tratti di strada più seducenti di Firenze: il palazzo rinascimentale ospita dal suolo al tetto abitazioni di studiosi, piene zeppe di libri, di grandi scrivanie opportunamente illuminate, di poltrone divani nei quali sprofondare per riposarsi con la lettura da un lavoro fatto di scrittura. Al piano terra c’è, aperto sulla via con una porta vetrata, il salotto Barocchi […] Da terra ai tre quarti delle altissime pareti, si alzano gli scaffali vetrati; non scaffali normali, ma metri e metri di una farmacia dei primi dell’‘800 […] due tavoli tardo impero, giganteschi, con poltrone allungate, incredibilmente comode, con seggiole, tendaggi, piccole consolles, tappeti, tutto trovato e disposto in maniera da dare la sensazione – tra gialli oro, verdi cupo e bianco crema – del più autentico nobile Ottocento. […] La casa editrice pubblica poco e molto bene soltanto «mezzi utili alla ricerca» – secondo esplicito impegno – […] Che cosa dà alla Barocchi e ai suoi, il coraggio di buttarsi in imprese all’apparenza tanto poco commerciali? La civiltà e la cultura personale, prima di tutto»
[Wanda Lattes, Il salotto della Barocchi, «La Nazione», 25 gennaio 1978]
Fondata nel 1974 da Paola Barocchi in collaborazione con i suoi familiari, la S.P.E.S. ha portato avanti un programma che Giorgio Zampa – in un articolo de «Il Giornale» del 1976 – definiva «audace e generoso, intelligente e utilissimo». Raffinate edizioni in facsimile di opere rare o inedite e testi storico artistici di rilevante importanza venivano proposti a prezzi relativamente accessibili con una strategia che abbinava una dimensione di altissimo artigianato a rigore scientifico e a precisi, mai banali orientamenti culturali. Si trattava di scelte che non scaturivano da un ozioso indugio su considerazioni di tipo estetizzante, sulla qualità delle testimonianze figurative o sulla raffinatezza degli esemplari, ma erano sorrette da un’esigenza critica che mirava a contestualizzare le fonti e a incrementarne il valore culturale.
È finita così un’avventura editoriale che si è mantenuta grazie alle scelte coraggiose e rigorose, all’impegno e all’abnegazione di Paola Barocchi, che, affidando il marchio alla Fondazione Memofonte, ha espresso la speranza che sia possibile, in tempi migliori, proseguire l’attività. Del resto, proprio nella Memofonte, anch’essa «Studio», non più «per edizioni scelte», ma «per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche», Paola Barocchi, sempre vigile interprete della realtà culturale, aveva traghettato e ampliato gli intenti di diffusione e messa a disposizione di fonti e ricerche: non più sul supporto cartaceo, ma in versione digitale.
Esposizione Fondazione Memofonte 6 aprile 2017
Paola Barocchi
«quando uno storico della cultura si fa editore»
«Ecco sorgere una nuova casa editrice dalla fisionomia originale e assai attraente per raffinati studiosi e per giovani universitari nel contempo: è lo Studio per edizioni scelte, dalla simbolica sigla S.P.E.S. Ispiratrice e animatrice Paola Barocchi, della quale non si sa se ammirare di più le doti di rigorosa storica dell’arte e della cultura o quelle di operatrice culturale. Il programma della S.P.E.S. è di fornire, per via anastatica e no, mezzi di studio sollecitanti, opere rare e periodici rari della cultura artistico-letteraria, in veste elegante ma a prezzi accessibili […] Quello che soprattutto colpisce è la particolare cura della presentazione, attraverso introduzioni di noti studiosi, apparati, note ai testi, notizie sulle polemiche suscitate, indici analitici, incidi dei nomi. […] Quando un filologo e uno storico della cultura si fa lui stesso editore (è il felice e raro caso della Barocchi), gli esiti non possono che essere eccellenti e i libri prendere subito quota nel contesto culturale»
[Maria Corti, “Spes”, bibliofilia a buon mercato. Vecchie carte a nuova vita, «Il Giorno», 25 aprile 1975]
Simbolico e significativo trait d’union tra la storica della cultura e l’editrice possono essere i volumi delle Vite vasariane e del Carteggio di Michelangelo, frutto del lungo lavoro di ricerca che diventarono poi prodotto editoriale proprio, nel momento in cui, rilevando i diritti dei titoli da un’altra storica casa editrice fiorentina, la Sansoni, chiusa nel 1977, la S.P.E.S. ne completò la pubblicazione. Gli anni Sessanta avevano visto il successo dell’avvio delle «monumentali edizioni» ammirate per l’accuratezza della preparazione del testo e di tutti gli apparati critici, la cui lettura «rasserena lo spirito». Nel 1983 si annuncia «la conclusione di un’impresa, iniziata anni sono ad opera della Editrice Sansoni, con Federico Gentile, e ultimata ora con la SPES suscitato dalla passione critica e letteraria di Paola Borocchi, eminente studiosa di Michelangelo». [Carlo Cordié, «Paideia. Rivista letteraria di informazione bibliografica, 1983]
Rigore scientifico, cura, raffinatezza, qualità tecnica, sono le caratteristiche del profilo editoriale che la S.P.E.S. definiva mettendo a disposizione degli studiosi nuove fonti, a iniziare dal cospicuo corpus dei testi di Filippo Baldinucci (1974-1975) e dalla raccolta degli articoli dell’Antologia di Vieusseux (1975-1978), passando alla riproduzione integrale del Giornale artistico (1976) e alle Osservazioni della scoltura antica di Orfeo Boselli (1978), tutte pubblicazioni che si proponevano, grazie a note critiche e indici, come strumenti di approfondimento e sollecitazione a nuovi percorsi di ricerca.
Da studiosa quanto da editrice, il lavoro di Paola Barocchi appare «d’uno scrupolo e di un’accuratezza, di una obbiettività esemplari, ma che lasciano ugualmente trasparire (anzi la esigono) una sensibilità sempre pronta ed attenta ed un gusto della finezza erudita». Non si può che rimanere sinceramente ammirati «per la mole, la qualità, l’ordine e l’utilità estrema del suo lavoro» che ha reso agli «studi un servigio tanto più grande quanto più ammantato dalla modestia apparente della “raccolta dei materiali”». [G.C. Argan, 5 gennaio 1962]
Strumenti di lavoro
Mostre e studi
«mezzi utili alla ricerca»
Si tratta di alcuni rari repertori che aprivano a una considerazione delle più varie tipologie e proponevano all’attenzione degli studiosi testi negletti: la riproduzione della Istoria delle Pietre di Agostino del Riccio (1977), conservata manoscritta nella Biblioteca Riccardiana, l’inedita Bichierografia di Maggi (1977), i disegni «per lampadi e candelabri» di Giovanni Giardini (1978), le Osservazioni della scoltura antica di Orfeo Boselli (1978), il settecentesco Magazzino di Mobilia (1981), ma anche una serie di preziosissimi volumi dedicati ai gioielli e al loro design, come le ristampe delle classiche storie della gioielleria, riccamente illustrate, di Henri Vever (1975) e di Eugène Fontenay (1986) e le raccolte di disegni del milanese Camillo Bertuzzi (1998) e della ditta viennese Köchert (1989), rilegate in seta.
[Cesare De Seta, Le analisi di Francis Haskell. Gli artisti e la politica, «Paese Sera», 11 giugno 1978]
Non meno ricco è il versante dei saggi, dei contributi monografici, delle guide e dei cataloghi di mostre e musei. Dalla collana «Specimen», inaugurata nel 1978 con una raccolta di scritti di Francis Haskell, al libro sui ritratti della famiglia Medici di Karla Langedijk (1980-1986) fino a pubblicazioni più recenti come i lavori di Marco Spallanzani su maioliche e tappeti orientali nella Firenze rinascimentale (2006, 2007) o quello di Carmelo Occhipinti sul disegno in Francia nel Cinquecento (2003), l’attività della casa editrice si è svolta all’insegna di quella serietà di ricerca che Paola Barocchi ha sempre perseguito.
Questo imperativo fu tradotto anche in una serie di iniziative che puntavano alla messa in valore di complessi museali e collezionistici o di specifiche produzioni artistiche, come la serie di pubblicazioni sulla collezione Chigi Saracini di Siena (1986-2006) o quella sulla Gipsoteca dell’Istituto Statale d’Arte di Firenze (1985-1992) o i cataloghi, gli itinerari e i repertori sull’oreficeria sacra a Lucca (1986, 1992, 1995), sulla scultura lignea (1995), sulle sculture del Camposanto di Pisa (1993). Un rapporto privilegiato e virtuoso si instaurò in particolare fra la S.P.E.S. e il museo del Bargello e dagli anni Ottanta portò, grazie al sodalizio con l’allora direttrice, Giovanna Gaeta Bertelà, ad un’ingente messe di pubblicazioni: cataloghi di medaglie, sigilli, oreficeria sacra, stemmi, placchette, affidati ai massimi esperti del settore; guide e itinerari, 34 cataloghi di mostre organizzate nella saletta del museo (1983-2003) ed alcuni altri relativi a eventi espositivi di maggior impegno come l’Omaggio a Donatello in occasione del suo centenario (1985), quello a Louis Carrand (1989) che nel 1889 aveva lasciato al museo la sua ricca collezione, o la celebrazione del ritorno dell’Atys di Donatello dopo il restauro (2005); infine, la straordinaria collana lo «Specchio del Bargello»(1981-2001), letteralmente ‘inventata’ da Paola Barocchi e Giovanna Gaeta per ovviare all’assenza di un catalogo del museo e intesa pragmaticamente come propedeutica ad una futura redazione dello stesso: 49 agili libretti che riguardano singole opere (il Bacco di Michelangelo, il san Giorgio di Donatello, le Madonne di Andrea della Robbia) o tipologie (tappeti, vetri dorati e graffiti, i cammei in conchiglia) o nuovi allestimenti di sale.
Quarta sezione
Archivum Musicum
La S.P.E.S. non è nota solo per le pubblicazioni artistiche, ma anche per la sua attività nel settore della musica, in particolare con edizioni in facsimile di antichi testi e spartiti. Si trattò di un’impresa avviata quasi per caso alla fine degli anni Settanta, scaturita dal fortuito incontro fra una studiosa che sapeva farsi operatrice culturale e un ‘quartetto’ di musicisti e professori di conservatorio (Laura Alvini, Marcello Castellani, Orlando Cristoforetti, Paolo Paolini) alla ricerca di un editore per un programma di pubblicazioni che fino ad allora era stato quasi esclusivo monopolio dell’editoria straniera. Al gruppo iniziale si aggiunsero poi Elio e Anna Durante, Piero Mioli e infine Federico Maria Sardelli, che idearono e curarono numerose e folte collane: Strumentalismo italiano nel Rinascimento e nel Barocco, L’art de la flûte traversière, Flauto traversiere, La Cantata barocca, Musica drammatica, L’arte della chitarra, L’arte del fortepiano, Ottocento, Vivaldiana. Se la musica non era fra gli interessi precipui di Paola Barocchi, lo era lo spirito sotteso a quell’iniziativa, cioè di fornire ai musicisti e agli studenti fonti rare o inaccessibili nel loro aspetto originale, ma accompagnate da note introduttive su stile e prassi esecutive. E su queste pubblicazioni, preziose per contenuto, Paola Barocchi poteva riversare l’esperienza maturata nella cura sapiente delle edizioni artistiche, con una raffinata scelta di carte, formati e rilegature di sobria eleganza.
«Nelle stanze di questo antro magico aleggiano musiche antiche, melodie spesso lontanissime. Ancora una volta riprodotte su carta, grazie a spartiti affascinanti anche per chi li sfoglia senza conoscerli»
[Stefano Bucci, Arno e preziose carte, «Il Sole 24 ore», 30 aprile 1995]